Le bioplastiche, fin dal loro inserimento nei processi produttivi, sono state considerate come una alternativa sicura ed ecosostenibile alle “normali” plastiche (a base di petrolio) ree di danneggiare invariabilmente l’ecosistema, in particolare quello marino. Di fatti, è stimato che circa il 56% della plastica prodotta annualmente non venga riciclata o incenerita, bensì venga scartata soprattutto negli oceani in forma di microplastiche. Di conseguenza, la ricerca sulle bioplastiche e specificamente sul loro ciclo vitale è un campo di studio di notevole interesse ed in rapida crescita. Tuttavia, pensare alle bioplastiche come la perfetta soluzione al problema dell’inquinamento da plastica sarebbe un grossolano errore nonostante la loro produzione avvenga a partire da fonti rinnovabili. Infatti, la maggior parte delle bioplastiche sono biodegradabili ma non compostabili.Il fine di questo lavoro è quindi quello di dare luce alla parte meno conosciuta, e spesso ignorata, delle bioplastiche; ovvero il loro potenziale dannoso sia durante la loro produzione, sia nei vari processi di smaltimento, ed in particolare in ambiente marino; nonché sull’applicazione del criterio e delle tecnologie di economia circolare per il recupero, ed il riutilizzo delle bioplastiche all’interno degli impianti di smaltimento delle acque reflue.